Sunday, June 6, 2010

II

Quasi un anno di distanza. Un bagaglio di esperienze degno di una vita discretamente travagliata, ma senza dramma. Semplicemente quel minimo di spaesamento che deriva dall'inaspettatezza. (Parole lunghissime della cui esistenza non sono nemmeno troppo certo). Eppure è servito tutto a raggiungere decisioni importanti. Per quanto, in fondo, la paura rimanga viva.
Guardo fuori dalla finestra e mi chiedo se il paesaggio sia realmente cambiato. Le prospettive lo sono: posso già intravedere qualche diafana figura muoversi tra gli alberi. Ma gli alberi sono sempre gli stessi. Dunque per ora è tutto solo ed esclusivamente nella mia testa e nelle bocche delle persone che mi includono nel loro orizzonte.
Dio, Buddha, Baal (o chi per loro) soli sanno se gli anni di patetiche delusioni ti insegnano a tenere a freno progetti ed entusiasmo, per quanto sia sempre più affascinante immaginarsi come cicala che come formica. Testa bassa e lavora, probabilmente il karma ci salverà dalla depressione.
Poi capita che ti salva davvero, sotto forma di tre splendide ragazze. Rappresentano la perfezione, le streghe di Macbeth o semplicemente la terna arbitrale in vista dei mondiali di calcio? Non ti è dato saperlo. Con la saggezza di un veterano ti getti nel fiume pensando che legarti una corda in vita basterà, ma finisci per comportarti come un bambino che trova un negozio di dolci incustodito. Solo che tu sei consapevole del mal di stomaco che ti aspetta. Pace. Andava fatto, fa parte del mutamento. Se non puoi cambiare il paesaggio, devi trovare il modo di cambiare il tuo modo di vederlo. E' un processo che si può controllare fino a un certo punto. In alcune cose ti ci infili, altre ti capitano e basta.
Una cosa però, alla fine, puoi decidere di farla. Ti concedi di crederci. Tanto staresti male comunque.

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