Diciamocelo. Pur con tutta l'apertura mentale, la democrazia e la bontà del mondo, non possiamo negare che l'umanità sia fatta a scompartimenti. Lungi dall'essere a tenuta stagna, comunque segnano dei confini, che a volte non sono nemmeno poi così invisibili. Te ne accorgi vagando, completamente fuori contesto, ad un raduno di motociclisti filo-nazisti. Se sapessero che sei sinistroide, vegetariano e che l'unica cosa che sai di moto è che accelerano ruotando la manopola destra, probabilmente verresti impalato come un moderno Gesù sotto il tendone, in modo da svettare come grottesco monito ad altri futuri sventurati.
Ma la realtà non è così pericolosa e tragica. La verità è che sono troppo immensamente orgogliosi del proprio abbigliamento e della quantità di machismo (fine a se stesso) che aleggia nell'aria per accorgersi di te. Il raduno è aperto a tutti, alla fine. Ma è come entrare in un museo vivente, o meglio, è come essere dentro un documentario. Le creature che ti circondano continuano a vivere la propria vita, perpetrare i propri riti di socializzazione e/o affermazione all'interno del branco.
Bandiere americane, cappelli da cowboy, stivali, gilet con i lacci di pelle, musica rock, moto che fanno a gara per scomodità e gusto discutibile, e soprattutto il burnout. Mai vista una cosa così inutile. Vorresti capire questo rito, lo vorresti davvero, ma non puoi fare altro che restare imbambolato a fissare quel tizio che, con la ruota anteriore impuntata sul tronco di un albero, accelera fino a far fumare la ruota posteriore, che slitta su un'asse di legno ormai consumata. Dopo aver alzato un banco di fumo degno dell'11 Settembre, soddisfatto di aver gettato nel cesso qualche centinaio di euro di gomme, si dirige verso l'angolo dove pianterà la propria tenda per i giorni successivi. Ha marcato il territorio? Oppure aveva puntato una qualche manza stivalata ed era l'inizio della sua danza di accoppiamento? Non ti è dato saperlo. Quello non è il tuo posto nel mondo. Hai quasi la tentazione di tornare a casa e cercare "burnout" su wikipedia, ma sai che non troverai una spiegazione psico-sociologica del fenomeno. Probabimente solo ulteriori dettagli tecnici che non capiresti.
E' passata un'ora e sei ancora vivo. Cominci a provare una sorta di rispetto per questi personaggi dall'aspetto decisamente barbaro che salutano gli altri motociclisti quando li incrociano per strada e che aprono i propri raduni agli altri esseri viventi. Alla fine la maggior parte di loro, a parte un paio di cloni dei ZZ-Top, è probabilmente solo vestita a festa. Lunedì si metteranno giacca e cravatta e andranno a lavorare in banca o in azienda. Uno di loro magari è quello dell'assistenza telefonica con cui hai parlato qualche settimana prima, perché no, forse anche quello che sembra appena sbarcato da un drakkar. Tutta apparenza, secondo me dorme ancora con il suo orsacchiotto.
Arthur Davidson, il socio di William S. Harley, era un patriota che smise di produrre moto durante la Grande Guerra per supportare la macchina bellica statunitense. Molto rock'n'roll.
Prima di fondare la compagnia, però, si era fatto fregare i soldi dalla donna delle pulizie ed aveva chiesto soldi in prestito ad uno zio apicoltore, soprannominato poi "Honey Uncle". Ecco, decisamente meno rock'n'roll. Come sospettavi, tutta apparenza.
Però, anche nel loro apparire, ti è utile confrontarti con queste creature perché, per esclusione, puoi depennare questo dalla lista dei tuoi "posti nel mondo".
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