Sunday, January 30, 2011

Tutti questi maledetti strati

Parole, frasi, domande, battute, scuse, avances. E tutti i maledettissimi strati.
Strati di subconscio nostro attraverso i quali devono uscire in una forma di cui altri essere umani possano usufruire. Un po' come l'Apparato del Golgi, parte delle nostre cellule.

"L'Apparato del Golgi è formato da cisterne membranose appiattite, impilate le une sulle altre. L'apparato del Golgi ha la funzione di rielaborare, selezionare ed esportare i prodotti cellulari. Questo organulo può interagire con altri, come il reticolo endoplasmatico rugoso, (un altro strato, n.d.a.) per indirizzare ed etichettare certe vescicole contenenti prodotti cellulari verso la loro destinazione, che può essere quello di confluire in altri organi o ingranare nella membrana plasmatica e farne uscire il contenuto."

Insomma la vita è tutta chimica, che poi diventa biologia e poi pensiero, ma i suoi meccanismi rimangono invariati. Tutto viene preso, rielaborato e sputato. Solo che le parole possono sparire, apparentemente, inghiottite da lunghi silenzi o dalle sinapsi del cervello.  Ed è lì che ci perdiamo, inconsapevoli di come si gestisca questa difficile interfaccia pensiero-chimica, e viceversa. Macchine imperfette, da sempre, ma ciò che ci distingue dagli animali, contrariamente a quanto pensiamo, non è il saper utilizzare il cervello, quanto la consapevolezza della sua esistenza. Abbiamo imparato a fare altro molto spontaneamente, ma non sappiamo gestire appieno questa parte di noi.
E' tutto ancora troppo complesso, siamo ad uno stadio di evoluzione nettamente intermedio rispetto al pieno potenziale della nostra razza. Tutti questi maledetti strati sono difficili da gestire e governati da leggi che non riusciamo a controllare. Però ci sono e ci dobbiamo fare i conti tutti i giorni, e tutti i giorni (o quasi) se ne aggiungono di nuovi. Nuovo substrato per la complicazione di cose semplici e la semplificazione di cose complesse.
Forse l'errore è considerare il cervello come un "muscolo involontario", alla stregua del cuore. Non c'è un vero e proprio addestramento, lasciamo che cresca dandogli input e bloccando gli output indesiderati con un "no". Ma se è chimica davvero la pulsione si ripresenterà, filtrata dal nuovo strato del "no". Allora aggiungiamo un altro "no". Ed un altro ancora. Allora cosa fa la pulsione? Si accumula? O c'è un sistema di retroazione?

"In natura, si intende per retroazione (a cui si preferisce solitamente il termine feedback) la capacità di un sistema di autoregolarsi, tenendo conto degli effetti scaturiti dalla modificazione delle caratteristiche del sistema stesso."

C'è da sperare che ci sia. Ma è chiaro che, probabilmente come la capacità di sintetizzare una maggiore o minore quantità di ormoni o enzimi, c'è chi è in grado di gestire meglio questi accumuli. C'è chi invece "esplode" e vomita questi accumuli sotto forma di crisi isteriche ed altre forme di sfogo psicologico che non siamo in grado di gestire dall'interno.
Nel mio piccolo penso di essere stato fortunato, ma non saper gestire o per lo meno impostare questi processi mi turba, dandomi la sensazione di avere il controllo solo su di una parte relativamente interessante della vita. A cosa serve acquisire input dagli organi di senso se poi non so cosa gli capita? E' come lavorare senza sapere cosa si sta facendo. Poi c'è l'interazione, che è ancora più complessa. Soprattutto quando "sintetizziamo" concetti che la maggior parte delle persone non sono in grado di "digerire". Perché è chimica, come dicevo, e a molti mancano degli enzimi.

"Gli enzimi sono i catalizzatori dei sistemi biologici. Il loro ruolo consiste nel facilitare le reazioni attraverso l'interazione tra il substrato (la molecola o le molecole che partecipano alla reazione) ed il proprio sito attivo (la parte di enzima in cui avvengono le reazioni), formando un complesso. [...] sono in grado di ridurre le macromolecole in unità semplici. Essi sono anche fondamentali per la trasduzione del segnale e la regolazione dei processi cellulari."

In pratica non capiscono. E a me non possono che stare sul cazzo tutti questi maledettissimi strati.

Tuesday, January 11, 2011

Acquamarina

Se è un fuoco di paglia
Che bruci noi anziché il vento
Che danzino le nostre dita ai rintocchi della pioggia estiva
Si aspergano le nostre pelli
Di ciò che trasudano i nostri intenti
Infrangiamo mille specchi
Dimentichi di mille immagini
Giacciamo, mano nella mano
Tra comodi ricordi, come petali perduti
Si riempiranno i nostri orgogli
Del nettare uggioso disperso nell’aria autunnale
Tossiranno le nostre coscienze
Soffocate dal peso dei nostri battiti.
Tra l’abisso denso ed il quieto cielo
Ci rincontreremo in superficie
Come bolle sfuggite al mare

Sunday, January 9, 2011

Radical trick

La verità, in fondo, è che decidiamo più o meno deliberatamente di ignorare le cose che ci fanno ridere, sorridere o che ci piacciono in modo istintivo.
Perché altrimenti non siamo cool. Perché non può piacerci QUELLA cosa. Perché piace a tutti, o a tutti quelli che non contano. Perché non è radical, e magari nemmeno chic.
Io voto per la coerenza ad ogni costo, anche davanti alle risate o agli scuotimenti di testa.
Perché non ci piacciono tutte le cose che leggiamo, ascoltiamo e guardiamo, però si suppone che se sei X, ti deve piacere Y. Ti DEVE piacere Kubrick se sei un cinefilo. Non ha importanza quanto ne stimi il valore tecnico, DEVE piacerti, sennò "non sei più amico".
La verità è che basterebbero un po' di palle, o meglio, basterebbe tirarle fuori. Una combinazione unica di si e di no, un DNA della personalità, altro che impronta digitale. Altro che codice a barre.
Perché altrimenti so già cosa ti piace e mi annoi ancora prima di averti conosciuto davvero.
O, per meglio dire, prima di averti conosciuto per finta. 

Thursday, January 6, 2011

Sometimes

Sometimes I just do things for the sake of it. Because they're innocent and classic, like stealing apples from an apple tree.
Sometimes I do them even if I don't have a reason to, just to watch people struggle over reason, trying to find an answer to a useless question. Why did he do that? Maybe just because I love life. And when you love someone you don't need a reason. Do you really care why? 'cause I don't. Maybe that's the difference between you and me.