Ti guardi indietro e li vedi.
Sottili fili che ti tengono legato a tutti quei momenti così incredibilmente nitidi in cui avresti potuto fare una scelta diversa. Non avrei dovuto ubriacarmi quella sera. Avrei dovuto chiederle di uscire a parlare invece di far si che ci disperdessimo nel movimento browniano della massa. Ti saresti dovuto buttare su quelli che parlavano inglese e sfoderare un po' di umorismo invece di stare ad ascoltare passivamente una lingua e una cultura che capisci poco.
Forse alla fine hai fatto bene, ma il fatto che continui a ripetertelo fa scattare l'interruttore dell'enorme scritta "auto-convincimento" che ti brilla sopra la testa, mentre reciti il tuo mantra.
Doveva andare così.
Doveva andare così.
O forse no. Universi paralleli? Non mi interessa. Io so com'è andata in questo e non mi piace, cazzo. Solo che ci sono errori da cui si impara e da altri che sono "di programmazione". Se sei un pirla, come nel caso del sottoscritto, non c'è molto da fare. Ovvero: hai un motore potente sotto, che volendo diventa anche più potente nel tempo, ma ti manca la scintilla per metterlo in moto in certe occasioni. Conoscere persone dal nulla è una di quelle occasioni. La tua logica pura, tagliente ed efficace è semplicemente inutile. System failure: il programma è entrato in loop e non trova una via d'uscita.
Forse basta rendersi conto di avere un handicap psicologico e farsi aiutare. Come alle medie, mandi un amico. Forse non si diventa mai troppo vecchi per questo genere di cose. Forse è la soluzione, ma sembra a tutti troppo infantile per prenderla in considerazione. In fondo Stephen Hawking è intelligente, ma in una stanza piena di persone in grado di camminare forse non è il primo a cui in media ci si avvicina.
Non oso paragonarmi a lui, ma credo di avere del potenziale. Nascosto da qualcosa che creo io senza sapere il perché. Perché ci sono nato, credo, così come la gente nasce menomata. Senza drammatizzazioni eccessive, non paragono la mia vita a quella di una persona a cui manca un arto, ma l'assenza di uno "step" nella catena delle interazioni sociali può talvolta fare male.
Fanno male sul momento e anche poi, piccole schegge che si trascinano nella carne e arrivano al cuore. A volte il fastidio è tale che dimentichi tutto quello che di buono c'è e vorresti solo smetterla di soffrire. Perché continuare a trascinarsi su quel terreno difficile non fortifica e non uccide.
Appigli che ti strappano piccoli pezzi, che lasci indietro senza voler lasciare indietro. Appigli a cui ti aggrappi senza poterlo fare. Appigli che sono ovunque senza esserci mai stati.
Per fortuna la speranza, almeno quella, non te l'hanno strappata ancora.
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