Sunday, February 13, 2011

I tempi morti, ovvero tirare le somme

Non mi capita più tanto spesso, lo ammetto, di guardarmi indietro e fare un punto della situazione per vedere se c'è stata una certa evoluzione. Un po' perché non voglio; il mio passato, come quello di molti altri, è piuttosto ricco di miserie, errori e, peggio ancora, gli innominabili rimpianti.

Alla domanda «Hai rimpianti?» potrei tranquillamente rispondere «Vorrai scherzare, tutta la mia vita da un certo punto in poi è stata costruita interamente sui rimpianti.»
Uno dei miei problemi più grandi è che non rinuncio tanto facilmente alle cose. E non parlo di COSE ben definite. Quello che volevo negli anni '90 e non sono riuscito ad avere si è evoluto fino ad assumere forme più consone al tempo in cui vivo, alla mia età e tutte quelle stronzate.
Un altro dei miei problemi è che non riesco sempre a gestire in modo costruttivo i tempi morti. Non mi metto a fare qualcosa che so per certo dovrò interrompere. Allora mi trovo solo con la mia testa, come due estranei coetanei in una sala d'aspetto senza riviste, che si fissano con una certa curiosità fino a quando uno dei due non prende l'iniziativa. Oggi ho fallito nel tenermi impegnato e mi trovo quasi costretto a fare questa conversazione.
Un po' come quando ti senti dire «Chiama la zia che è il suo compleanno... » e non vedi l'ora di levarti la formalità dalle scatole. Non è che tu sia così cinico da sbattertene del gesto, ma l'obbligatorietà della cosa ti deprime.
Comunque, oggi ho tirato le somme di due anni e mezzo, con un certo timore che è svanito nell'accorgersi che non sono così distante da ciò che avrei voluto essere. Il resto del mondo no, ma molto realisticamente, per quanta stima possa avere di me stesso, dubito che dipenda da me.
Quindi bene.
A parte quel fastidioso fenomeno che ti spinge, in mezzo a tante soddisfazioni, a concentrare tutta la tua inquietudine su di un unico elemento. Come quando provi a dormire e nel silenzio più completo c'è qualcosa che gocciola. Il compressore del frigo che si attacca e non sembra finire mai. Saresti pronto a buttare nel cesso 12 Kg di cibo pur di liberarti di quel suono. Ma no. Adesso passa. Adesso passa. Adesso passa. Adesso passa. Adesso passa.
...
Adesso passa. Adesso passa. Adesso passa. Adesso passa. Adesso passa.
Com'era quell'esercizio di respirazione che mi aveva insegnato quella dottoressa? Era una dottoressa poi? Che cacchio ci ero andato a fare? Ma no, era quella psicologa da cui sono andato tre volte. Impossibile, quella non diceva una parola. Ti fermi un istante. Sei dentro la tua testa. Addio sonno.
Poi mentre imprechi in genere arriva.
Per farla breve, le somme non sono male, ma grazie al cielo ho ancora qualcosa da sistemare. La buddhità la rimando a dopo la laurea. Ah si ecco, l'altro mio grosso problema: procrastinare. Devo assolutamente lavorarci. Si, ma domani però.

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