Saturday, November 20, 2010

L'uomo medio e la fame chimica

Hai provato, davvero, con tutte le tue forze.
Ti sei accorto che il razzismo e il classismo hanno molti diramazioni, di cui molte spesso ignorate. Non è più solo il tizio che vende le rose ad esserne vittima, ma anche quello che canta Vasco al karaoke. L'italiano medio, quello che chiama Ligabue "il Liga" e si preoccupa di chi viene convocato in nazionale. Quello che legge la gazzetta interessato e probabilmente anche quello che riesce a riempire tutte quelle pagine rosa di non-ho-mai-capito-cosa. No, davvero, cosa ci può essere da dire sul calcio 7 giorni su 7? Può essere abbastanza da riempire 30 pagine? Ma questo è un altro discorso.
L'uomo medio. Quell'essere che non possiamo definire senza rischiare di inserire in parte anche noi stessi all'interno dell'ammasso, che però in fondo sappiamo benissimo riconoscere. E posso dire senza problemi di non farne parte. Posso essere definito in tanti modi, da sfigato a cazzone a nerd a indeciso, ma non sono decisamente medio. Per questo ho deciso di dare all'uomo medio una possibilità. Senza mai dire no ad una proposta (tranne la discoteca, ci sono dei limiti che la mia curiosità sociologica non riesce a superare) e partecipando con un certo entusiasmo a tutto. Ho pensato che potesse non essere così male, che in fondo ci sono tante persone che vivono così e che sembrano più serene di tutti gli outsider che in genere frequento. E allora via, a giocare a calcetto, a fare festa e a cantare al karaoke, immerso in riti sociali che non mi appartengono.
C'è qualcosa di buono in tutto questo. C'è del calore umano dato dal gruppo ed una rilassatezza intellettuale di fondo piuttosto confortante. Non devi sforzarti di essere sempre all'altezza. Niente giochi di botta e risposta taglienti. Ti puoi permettere di lasciarti andare. Ci sono anche le persone che ti sorprendono e tirano fuori cose interessanti. Certo, lampi nell'oscurità, ma meglio di niente suppongo.
C'è anche qualcosa di profondamente sconfortante d'altro canto. C'è desolazione alla fine della corsa. E' una giostra di Gardaland (dire Disneyland faceva più "international" ma non sarebbe stato autentico e Gardaland rispecchia meglio la media italiana), bella e colorata durante il tragitto, con gente che urla e si stupisce. Alla fine però ti accorgi che è finta, che c'è solo la coda della tua routine prima di un altro giro in giostra. E finita la droga delle feste e della spensieratezza rimane solo la fame chimica. Hai fame di un dialogo che ti riempia. Fanculo il calore umano, vuoi tornare solo e maledetto come al liceo, con un rifiuto di tutto e tutti che adesso potrebbe persino essere giustificato. Vuoi parlare del libro che stai leggendo, di registi che nessuno dei tuoi compagnoni sembra conoscere, dell'essere vegetariani (con persone che non collegano la cosa all'omosessualità) e del perché gli USA non amano più Obama (gli venisse un crampo al c...).
Ma soprattutto, vuoi smetterla di doverti giustificare perché non canti le canzoni di Vasco. Vi voglio bene perché siete begli esseri umani, ma i vostri Vasco, Liga, la formula 1, il calcio, i Simpson, il moto gp, CSI, il nervosismo in auto, il brasatello della domenica, le telefonate di un'ora con la morosa, le opinioni sommarie, il machismo, i discorsi sui motori mi hanno rotto le palle. 

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